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La Vita e la Morte

morte taroccoPensare alla Morte non è usuale nella nostra società, che la nasconde e la rimuove dai suoi pensieri. Per questo diventa un mostro pauroso perché sconosciuto e odiato.

La morte è accostata sempre a un’idea di perdita: le persone che conosciamo e che amiamo che muoiono, scompaiono dalla nostra vista ordinaria e ne sentiamo la struggente mancanza. Naturalmente impossibile non soffrirne.

Tuttavia la morte è l’unico evento certo dell’esistenza, tanto che sarebbe ben più logico considerare la vita come un ciclo di inizio – sviluppo – fine, un unico continuum di passaggi cruciali da chiamare “vita” nel suo complesso. L’opposizione tra vita e morte è un artificio, frutto della paura e dell’ignoranza, cioè del fatto di ignorare la natura, lo scopo e le caratteristiche dell’esistenza così scandita dal loro succedersi.

Non frequentare l’idea e la consapevolezza della morte è una follia che ci condanna ad essere del tutto sprovveduti e smarriti di fronte alla realtà più semplice ed essenziale. Invece pensare alla morte è davvero fruttuoso, soprattutto quando non è una “minaccia” vicina, eppure non così lontana, cioè nell’età matura della vecchiaia. Pensarla quindi con quella più facile dose di distacco derivata da non sentirla imminente, eppure con quella nota di partecipazione portata da un’età che già la intravvede, e che peraltro porta in sè i frutti delle esperienze fin qui vissute.

Includere la morte nel ciclo della vita cambia completamente la prospettiva delle cose e la lettura delle esperienze e degli eventi, spinge a una continua revisione delle priorità e dei valori attribuiti.

Penso alle mie esperienze, a quello che ho realizzato e che possiedo, penso che tutto questo finirà, ogni cosa che ho acquisito verrà lasciata. Non rivedrò con questi occhi la luce, le persone, le cose. Non avrò necessità, bisogni, scontenti e gratificazioni, successi e cadute. Più nulla di tutto ciò.

Mano mano, giorno per giorno, pensiero su pensiero, si sgretolano gli attaccamenti e le tensioni progettuali, e rimane la riflessione sul senso, l’estrarre da ogni vissuto il significato, ripercorrere le sensazioni e le conoscenze, definire l’essenza di quanto si è realizzato, valutarne il peso, i costi, i benefici.

tunnel morteLa morte spinge alla revisione di vita, e certamente sarebbe importante che ogni persona che sta per traghettare fosse accompagnata a riassumere la propria vita tra sé e sé, sanando i sospesi e raccogliendo il distillato della sua esistenza, goccia su goccia, come piccoli diamanti preziosi.

E’ certo un lavoro quieto, silente e solenne, dove fitte di dolore e di rimpianto possono trovare il loro esaurimento naturale, risanando.

Morire “bene” , istintivamente, al di là di ogni credenza e filosofia, appare importante. Così importante da richiedere tempo e spazio adeguato, così importante da accettare di attraversare timori, scoraggiamenti, rimorsi; da impegnare tempo ed energie; da dedicarvisi come il più importante degli impegni.

E’ nella nostra natura il desiderio di immortalità, e molte sono le religioni e le filosofie che ci possono venire in soccorso. Ma al di là di questo, attribuire un senso più vasto ad ogni esperienza è quanto ci fa sentire di lasciare un segno: dentro un “noi stessi” che si può pensare permanente, ma anche solamente come una pennellata di pensiero incisa nello spazio eterno.

Certo da qualche parte, in qualche dimensione, esiste un archivio dove depositare la perla concentrata di noi, a beneficio delle ere a venire, a memoria priva di ricordo incisa nell’inconscio collettivo: quel pezzetto, quel minuscolo contributo, che come una goccia infinitesimale concorra a costruire la grande stalattite della storia umana.

Questo regalo solo la Morte è in grado di darcelo.

Gruppo Facebook: Morte, la grande avventura

 

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