Psicologia, Ricerca di senso, Riflessioni

Il Lavoro nobilita l’uomo?

Si parla molto dei percorsi di crescita personale, della necessità di lavorare su di sè. di migliorarsi. Cosa bella e importante.
Ma quel che bisognerebbe sempre ricordare (magari proprio nel fare tali percorsi) che quel che ci cambia veramente in meglio è il Lavoro. E scrivo maiuscolo, proprio per intendere quelle attività impegnative e costanti che si scelgono per amore e per passione, che si perseguono con regolarità e a cui si dedicano tutte le proprie energie. Non per “amazzare il tempo”, bensì per valorizzarlo. Non per “distrarsi”, ma per concentrarsi.

Non tanto quindi il lavoro, spesso alienante e sgradevole, che si fa per “campare”. A meno che le cose non coincidano.
Non ci sono forme pre-definite o criteri per definire questo Lavoro. Può essere la famiglia, i figli. Può essere un impegno sociale. Può essere una passione di ricerca, di sport, di arte. Può essere davvero tutto, e il bello di questo tipo di Lavoro è proprio non avere forme e obiettivi pre-definiti, ma essere cercato e trovato da ciascuno secondo le proprie caratteristiche e qualità.
Man mano che il Lavoro si dispiega, ci accorgiamo di staccarci dall’interesse invischiato per noi stessi, dalle auto-critiche, ansie da prestazione e d’altro tipo, emozioni pesanti e negative, da tutto quanto ci porta di solito a voler cambiare noi stessi e gli altri. E quando a un tratto vogliamo fare un bilancio, tocchiamo con mano la “crescita personale” avvenuta. Ma infine non ci interesserà neppure più. Perché proprio la combinazione “Lavoro in atto – disinteresse per i propri risultati e per sè” opera il miracolo.
Disinteresse per sé non significa oblatività coatta, sacrificio doloroso, rinuncia al benessere per supposto “altruismo”: il bene proprio e quello altrui devono concretizzarsi entrambi, non basta l’uno o l’altro, e bisogna trovare le forme – e soprattutto l’assetto interiore – che li conciliino. Poiché siamo tutti in relazione con tutto, il malessere di una parte non può significare il benessere del tutto. 
E’ bene anche precisare che persino nel lavoro con la elle minuscola si può Lavorare. Ma questa è una saggezza speciale, che fa trovare la gioia di esserci, di dedicarsi, di costruire e di essere utili in qualsiasi circostanza. Non è sempre così, non è mai facile: eppure è possibile se si lascia cadere ogni reazione negativa, ogni preoccupazione e irritazione (normali, ma non certo da coltivare) e si cerca la bellezza in ogni gesto e in ogni atto. E’ possibile, lo si capisce se si accetta di provare. E’ un percorso, che inizialmente sarà farraginoso e scoraggiante, ma poi la mente fa “click” e lo sguardo cambia.
Sorge spontanea la domanda: che posto ha l’ambizione in questo argomento? Credo che “ambire” a qualcosa sia una delle più belle dotazioni dell’essere umano, un potente motore evolutivo. Ma man mano che il lavoro diventa “Lavoro”, anche solo per parte della vita, si nota che l’ambizione – legata allo sviluppo dell’Io, cioè dell”individuo –  si trasforma gradualmente in aspirazione, con una spinta energetica ancora più forte e fruttuosa.
Magia della Qualità che si manifesta in Opere.
In quale Lavoro, così definito, ti stai impegnando?

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