“So cosa doveri fare, ma non so come farlo”
“So cosa dovrei fare, ma ho paura di farlo”
C’è relazione, a volte identità tra queste due frasi. Perché il cervello mette le sue remore conservatrici, attiva le paure di perdita e di incertezza proprie del cambiamento, e quindi ostacola i processi di evoluzione. Questo aspetto conservativo ha però la sua ragione e spesso la sua necessità: si esprime a livello psicologico il binomio conservazione/innovazione proprio della vita e delle sue leggi di espressione ed evoluzione. Non è corretto – né fruttuoso – quindi, osteggiare e recriminare sulle nostre resistenze.
Tuttavia è necessario conoscerle, saperne l’origine e la qualità, e di conseguenza comprendere se sia più attuale e benefico lasciarle andare oppure tenerne conto. Saper distinguere la natura delle nostre paure è un conseguimento di saggezza non facile e immediato, ma necessario per procedere leggeri e sostanzialmente sereni.
I percorsi dedicati alla psiche sono quindi efficaci e veramente utili se tengono conto non tanto delle soluzioni quanto delle cause e delle ragioni, orientati a una conoscenza di sé che ci aiuta a fare amicizia con ogni prodotto della nostra psiche. Le soluzioni veramente efficaci ne scaturiranno conseguentemente.
Possiamo essere grati ai nostri sintomi, anche dolorosi e pesanti, per quanto vogliono dirci, per aiutarci a stare sempre meglio e a realizzare noi stessi. Abbiamo però bisogno di governarli anziché esserne gestiti.
Tuttavia ci sono metodi di indagine e cura psicologica che separano troppo di due momenti: la conoscenza di sè e le tecniche di fronteggiamento e risoluzione.
E’ davvero tempo di riunire questa separazione metodologica fittizia, perché é chiaro a tutti – e quanto mai agli operatori della psiche – che nessuno dei due approcci è sufficiente da solo, ed è importante superare le false alternative per ricongiungere mente/psiche/corpo in un tutto unitario, come è in effetti nella realtà umana.
Non possiamo trascurare le necessità del corpo, del cervello e della sua ragione, del sentire istintivo ed emozionale, della mente e della sua intuizione, e pretendere di stare bene. Forse un giorno ci saranno più esperti veramente olistici a sostenere i processi di guarigione necessariamente complessivi, per ora ciascuno ha bisogno di sapere che le sue varie parti interagiscono continuamente e vanno tutte considerate e tutelate.
Per orientarsi in questo universo interiore molteplice, possiamo utilizzare una chiave di lettura interessante, che sinterizza conoscenze antiche e moderne molto utili.
Costituzione dell’uomo:
1. corpo fisico. L’insieme di tutte le parti tangibili e visibili, strumento meccanico della persona, atto a esprimerla e renderla capace di interagire e di costruire concretamente. Terra, sostanza. Verbo: percepire. Sistemi corporei.
2. corpo emotivo. L’aspetto emozionale, sede dei sentimenti e delle percezioni più sottili. Connette e mette in relazione a livello significativo le persone tra loro e con l’ambiente. Acqua, sensazione. Verbo: sentire. Organo: Plesso solare (Pancia)
3. corpo mentale. Pensieri, ragione, attività cerebrale, capacità di astrazione e discriminazione. Senso di identità dell’Io. Aria, intelletto. Verbo: capire. Organo: Cervello.
4. mente intuitiva. Conoscenza diretta , percezione del vero e del bello. Capacità di empatia, di relazione profonda, di unione essenziale e comunione. Capacità di percepire la Realtà oltre l’apparenza, sia personale che universale, secondo il livello di coscienza del percepiente. Fuoco, insight (1) . Verbo: comprendere. Organo: Cuore.
Una prima considerazione possiamo farla sull’attribuzione degli organi corrispondenti. Pensiamo spesso al Cuore come sede delle emozioni e dei sentimenti. E in effetti il Cuore vibra e risponde a quegli elementi. Ma sempre più risulta chiara l’esistenza di un’intelligenza cardiaca che comprende a livello superiore rispetto alla ragione, e sa avvalersi di informazioni provenienti da più parti, sintetizzandole e restituendole tramite scelte e azioni dettate da motivi superiori ad ogni ragione parziale. Per sua natura l’intelligenza del Cuore non è in antitesi con altri livelli umani (corpo, emozioni, ragione, ecc….), anche se a volte può apparire in contrasto con la razionalità. Ma questo è dovuto a un uso improprio della ragione e non viceversa. (2)
E quindi. Tornando al governo di noi stessi e della nostra vita.
Occorre dare il governo a chi può governare efficacemente, orientando la mente a tale scopo. Dirigere la mente, il pensiero, non sarà sempre facile ma non è impossibile. “Dove va il tuo sguardo, lì tu vai”. “Dove è il tuo cuore lì e il tuo tesoro”. Impariamo a farci guidare dal Cuore, che non è il corpo emozionale. Non in alternativa agli altri corpi, per sua natura il Cuore è sintetico e onnicomprensivo. Prima, saperlo riconoscere (ci si deve lavorare….), poi metterlo in primo piano, alla guida (ci si deve esercitare….).
Facile, no. Ma semplice, sì. Così semplice che pare banale, è il farlo che non è automatico e va coltivato, senza sottovalutare la potenza della semplicità.
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(1) insight: abbastanza intraducibile, si può intendere con l’esperienza di quei flash di certezza che si accompagnano a una sensazione di pienezza e di ampliamento. Stato di grazia, emozione superiore di gioia e di entusiasmo. Difficile definire l’insight senza diventare complicati, meglio richiamarlo alla mente tramite le sensazioni che lo accompagnano.
(2) per approfondire questo concetto si veda “La mente mentale” su questo blog