Analogie, Ricerca di senso, Riflessioni

Fatica di vivere e Lavoro

Chiamiamola così: fatica di vivere. E’ quella che conosciamo, che ogni giorno ci affanna in mille incombenze, in eventi difficili, in fatiche, appunto.

Lasciamo da parte quelle che ci generiamo da soli –  noi esseri umani – derivate da burocrazie intricate, relazioni impregnate di ripicche, rivalse, egoismi. Lasciamo anche da parte i problemi di lavoro e di denaro, generati indubbiamente da organizzazione malandata dell’economia nazionale e mondiale.

Lasciamo anche da parte le malattie che ci procuriamo con una vita malsana, inquinata e irrispettosa del nostro fisico.

Ne resta comunque – forse – un 10% che non dipende da noi. E soprattutto un 50% (stima corretta?) che non dipende da noi individui: perchè patiamo per motivi indipendenti da noi?

Perchè non lo so, ma a cosa serve possiamo provare e dircelo, per quanto sia difficile essere abbastanza lucidi e distaccati da poterlo fare.

Osserviamo come funziona la natura, ci può servire. L’evoluzione è un continuo movimento, nato dalla spinta della necessità sia essa fisica che psichica. Cioè abbiamo bisogno di mangiare, dormire, ripararci; ed anche di sensazioni, sentimenti. Abbiamo bisogno di affermazione personale, di sentirci sicuri e amati.

Un certo signor Maslow l’ha esemplificata così:

Certo, possiamo cambiare le voci a nostro piacimento, tuttavia quel che si può notare è che i bisogni oltre il fisico (fisiologia) sono la maggior parte. E notiamo anche la cima della piramide, con i suoi bisogni molto raffinati, si potrebbe definirli spirituali (senza riferimenti confessionali).

Be’, il signor Maslow  non è un signore qualunque, come altri ilustri personaggi che hanno riflettuto sul tema dei bisogni umani. (Per saperne di più leggi qui.)

Mettiamo insieme queste due riflessioni: i bisogni umani e il modo in cui si possono soddisfare. Si osserva che il mezzo scelto dalla Natura è il Lavoro, definito così:

Per lavoro s’intende una qualsiasi attività fisica o mentale, mentre nella fisica il termine lavoro ha un significato preciso e cioè si parla di lavoro quando  è stata applicata una forza ad un oggetto che si sposta nella direzione della forza. Più intensa è la forza, quindi, più è grande lo spostamento e maggiore è il lavoro. In fisica non è il soggetto che compie il lavoro ma la forza stessa. Per definizione si dice che il lavoro della forza Fv, dove per v s’intende vettore, è uguale al modulo della forza F per il modulo S dello spostamento: L=F*S

Se ci riflettiamo sorgono alcune interessanti considerazioni. Intanto il lavoro non lo compie il soggetto ma la Forza. Come dire che abbiamo bisogno di fare rifornimento di forza (chi può negarlo?). Il Lavoro poi è il risultato di un movimento, che potremmo considerare in senso ampio, sia movimento “esterno” – fisico – sia movimento “interno” – psichico.

Forza e movimento. Energia ed evoluzione.  Gioia che ne deriva, nel sentirsi  attivi, produttivi, ma soprattutto nel sentirsi vivi, come  se la Natura ci desse conferma di essere sulla strada giusta.

Perchè il piacere – la Gioia-  sono il risultato, la “paga dell’operaio”, il segnale  con cui viene indicata la strada che funziona.

Ma sul Lavoro che è Gioia (sento già un “coro di vibrante protesta”, come diceva De Andrè) rifletteremo in seguito.

Notazione: attraverso l’attrito nasce il Fuoco.

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