Comunità, Riflessioni

Crescita e destabilizzazione nelle comunità

Ogni aggregato umano, nel momento in cui inizia a prendere una forma coordinata, procede vitale verso il suo sviluppo e quindi moltiplica attività, modi, aspirazioni individuali e collettive. Comprende il suo scopo in modo più articolato e differenzia sempre più gli apporti degli  individui e dei sotto-insiemi contenuti nella Comunità.

Un esempio concreto lo possiamo osservare in una piccola associazione di volontariato, che crescendo amplia le sue attività e precisa la sua mission, accoglie più persone all’interno dei suoi piani e progetti e si trova ad attraversare una necessità di revisione, un momento che pare di caos: le vecchie strutture formali non sono più adeguate alla situazione, le nuove vanno costruite e non sono ancora definite. Oppure in una azienda che aumenta il suo fatturato, e ruoli e funzioni precedenti “stanno stretti” al suo nuovo intento.
O anche in un gruppo di lavoro che, gravato da nuovi compiti, deve ristrutturare non solo il suo organigramma, ma anche il pensiero sottostante, e la comprensione/adesione di ogni membro. O persino nelle nostre nazioni, dove masse di persone in fuga dai loro luoghi di provenienza, inevitabilmente sconvolgono l’assetto umano e organizzativo in cui si inseriscono.

E’ un passaggio delicato, che può destabilizzare così talbero noteanto da rischiare la rottura e la fine della comunità. E’ però un passaggio senza il quale un organismo muore, perchè non cresce. Non si tratta solo di accogliere e di “essere pazienti”, si tratta di comprendere come il Nuovo prema inevitabilmente, generato da necessità, e a esso è indispensabile adattarsi e riadattare l’intera Comunità.

Tutti noi conosciamo come questo sviluppo possa generare –  nei comportamenti e nella visione delle persone – incongruenze, sovrapposizioni e difficoltà, dando avvio a situazioni conflittuali in cui riappare – anche nei luoghi in cui non sembrava presente –  la tentazione di competere e di prevaricare, di affermarsi anche a scapito altrui. Compiti e ruoli che ci si è dati possono non corrispondere più alle necessità e all’espressione creativa di ciascuno, l’assetto generale va rivisto.

La resistenza al cambiamento conserva e protegge, è una forza utile e necessaria, così come la spinta al nuovo è l’energia dell’evoluzione stessa. Senza un equilibrio di forze, senza una collaborazione tra i portatori di entrambe le spinte, la Comunità non sopravvive: conservando solamente mummifica, innovando solamente inquina le sue Fonti vitali.

insalata2Come operare? Non molti di noi hanno la possibilità e il gravoso compito di indirizzare e intervenire in questi processi collettivi, eppure analogicamente possiamo scoprire che ciascuno, invece, ha la sua piccola (o grande) comunità da accudire e proteggere, in cui applicare le stesse idee/guida e valori/abilità che possano renderla sempre più perfetta: la propria famiglia, il proprio gruppo di lavoro, il condominio in cui abita, il convento per chi è un religioso, persino se stesso inteso come un insieme di organi mentali e fisici che, cooperando, costituiscono la propria personale forma di  comunità.

Posso avviare la riflessione con due idee che mi sembrano portanti, per quanto non le sole componenti del processo: Libertà ed Equilibrio.

Libertà di essere, collocandosi esattamente nel “luogo” fisico e psichico che ci compete per caratteristica, compito e abilità. Libertà data e ricevuta, di poterlo fare secondo  la propria indole e coscienza. Libertà che nasce dalla ricerca puntuale e sempre rettificata del proprio posto nell’insieme collettivo e del modo più consono per interpretarlo. Libertà di assumersi in pieno la propria responsabilità, poiché Libertà e Responsabilità sono due modi di dire la stessa cosa.

coppia in bilicoEquilibrio, come si sta in equilibrio sugli inevitabili marosi che ogni terremoto genera, come cavalca le onde il surfista con eleganza e flessibiità; come si adatta a virate e modificazioni il velista, secondo i venti, senza però dimenticare qual è la sua meta e governandoli per non deviare dall’obiettivo.

E quindi: ogni Comunità ha un suo scopo, una funzione inserita nell’insieme di una comunità maggiore, e così dall’atomo all’universo. Questa la direzione da non dimenticare. Le forme e i percorsi invece variano per effetto stesso dell’evoluzione, a volte così radicalmente da parere delle rivoluzioni totali, persino dei “tradimenti” del precedente valore;  e quanto più la coscienza è vigile e consapevole degli eventi, tanto più il processo, a volte affannoso, procede spedito e gioioso.

Gioioso, sì. Perchè “la Gioia è una saggezza speciale”, e se non c’è Gioia, pur nella fatica e nella tempesta, qualcosa non sta funzionando. Se non c’è Gioia, forse, c’è carenza di Equilibrio e Libertà.


Buddha the ConquerorNella vita di ogni associazione può accadere che lo sviluppo in una sola direzione dia a un certo momento effetti nocivi. In tal caso chi la dirige deve saper trovare compiti nuovi, vasti abbastanza per assorbire ogni frizione. Non è il caso di dare a quest’ultima il nome di rivalità, o altri peggiori. Negli stretti pericolosi, le navi si dispongono in file; così nello sviluppo della comunità può essere necessario sconnettere il moto dei membri. Invece di un male ne può risultare la scoperta di nuovi campi d’azione. Quando i muscoli si gonfiano, sappiate trovare uno sbocco all’energia.

Se non si prevede per tempo questo affollarsi del moto il dissenso è certo. È indispensabile che i compiti siano variati, altrimenti le forze della coscienza che crescono verranno in collisione. Tocca al pilota manovrare in modo che le forze utili non si mutino in una giara di scorpioni. Per buona sorte i compiti oggi sono tanti che non è difficile incanalarle verso qualche problema urgente. Spesso la loro crescita è scambiata per antagonismo. Spesso, invece di applicarle con calma alle possibilità, si soffia sui tizzoni dell’odio.

A tutte le associazioni consiglio di non lasciar passare inosservato un tale momento psicologico, ma di trovare un nuovo compito adatto. Si possono evitare complicazioni se ci si impegna a superarle mediante i metodi più pratici. L’Insegnamento della realtà deve rispondere alle oscillazioni dell’intricata corrente evolutiva. Le strutture del Nuovo Mondo, in fase di formazione, devono essere ben protette.” (Comunità § 261 – collana Agni Yoga).

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1 thought on “Crescita e destabilizzazione nelle comunità”

  1. Aggiungo a questa bella analisi e riflessione questa osservazione mutuata dall’esperienza: in un organismo (individuale o collettivo) l’eccesso di spinte conservatrici porta alla stasi e alla cristallizzazione, l’eccesso di spinte avanguardiste porta alla superficialità e sregolatezza del moto di avanzata o crescita. In entrambi i casi o sbilanciamenti, ad un certo punto emergerà la necessità, come scritto, di riequilibrare l’organismo, pena gli scompensi, le malattie, i contrasti deprivanti per entrambe le tendenze, la mancanza di Gioia.

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